LA SUPREMA CORTE ITALIANA VIETA ANCHE AI MAGISTRATI DI IMPORRE PERCORSI PSICOLOGICI (21 lug 2015). In Italia la Corte di Cassazione ha preso posizione contro la diffusa tendenza, tipicamente italiana, di imporre lo psicologo-psicoterapeuta a chi non lo vuole. Piu' precisamente, la Corte suprema si e' pronunciata sul caso di due genitori che erano stati diagnosticati psicologicamente come immaturi, e ai quali il tribunale aveva prescritto cure mentali e sostegni psicologici. Ebbene, la Corte di Cassazione (prima sezione civile, sentenza n. 13506 del 2015) ha revocato la prescrizione delle sedute. Infatti, a proposito dei diritti umani, la suprema Corte ha affermato che "la prescrizione ai genitori di sottoporsi ad un percorso psicoterapeutico individuale e a un percorso di sostegno alla genitorialita' da seguire insieme e' lesiva del diritto alla liberta' personale costituzionalmente garantito e alla disposizione che vieta l'imposizione, se non nei casi previsti dalla legge, di trattamenti sanitari". E poi, a proposito dei magistrati, la suprema Corte ha affermato che "la prescrizione di un percorso psicoterapeutico individuale e di sostegno alla genitorialita' da seguire in coppia esula dai poteri del giudice investito della controversia sull'affidamento dei minori anche se viene disposta con la finalita' del superamento di una condizione, rilevata dal CTU [Consulente Tecnico d'Ufficio], di immaturita' della coppia genitoriale che impedisce un reciproco rispetto". Per questi motivi la suprema Corte ha concluso affermando che la maturazione personale dei genitori "non puo' che rimanere affidata al loro diritto di auto-determinazione" (che e' poi il medesimo diritto fondamentale attivamente promosso dall'ipnologia professionale, e che ha portato alla revoca della prescrizione illegittima delle sedute psicologiche). Copyright (C) Alberto Torelli. Tutti i diritti riservati. RIPRODUZIONE VIETATA.